La maledizione di piazza Fontana by Guido Salvini & Andrea Sceresini

La maledizione di piazza Fontana by Guido Salvini & Andrea Sceresini

autore:Guido Salvini & Andrea Sceresini [Salvini, Guido & Sceresini, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2019-10-23T21:00:00+00:00


L’«Organizzazione X» e le confessioni di Roberto Cavallaro

Nel febbraio del 1974, entro le mura del carcere di Belluno, un giovane veronese colto e educato comincia a parlare. Di fronte a lui c’è un magistrato padovano: il pubblico ministero Giovanni Tamburino alle prese con un’indagine, quella sulla Rosa dei venti, 42 che tramortisce il mondo militare, abituato a rapportarsi con governi e ministri, meno a rispondere al Parlamento, meno ancora a subire il controllo dell’autorità giudiziaria.

«Lei potrà non credere a quello che io le dirò – premette il giovane – ma sappia che si tratta di questioni di enorme importanza. La prego di non sottovalutarle.»

Il detenuto si chiama Roberto Cavallaro, ha ventiquattro anni ed è un agente sotto copertura del Sid. Per circa un anno e mezzo ha fatto parte di una struttura supersegreta composta da militari e civili. L’«Organizzazione X», come la chiama lui, fa riferimento ai massimi vertici delle forze armate e della finanza. È collegata ai servizi americani e alle strutture dell’Alleanza atlantica. È finanziata da imprenditori soprattutto di Roma e di Genova. Ha un unico obiettivo: il colpo di Stato.

Cavallaro parla ininterrottamente per undici ore. Il suo è un racconto pieno di dettagli sulle riunioni preparatorie e sulla fasi operative della congiura, un racconto che proseguirà senza soste nelle settimane successive.

Scattano decine di arresti: finiscono in manette, tra gli altri, il tenente colonnello Amos Spiazzi di Verona e il generale Vito Miceli, direttore del Sid. E poi, una lunga serie di alti ufficiali dell’esercito. È un repulisti senza precedenti. Addirittura, c’è chi parla di un mandato di comparizione per Richard Nixon. I giornali pubblicano titoli a nove colonne. I termini che occupano in quei giorni le cronache sono «colpo di Stato», «complotto», «cospirazione». Eppure anche questa volta non vi saranno condanne.

L’indagine sulla Rosa dei venti nel dicembre del 1974 verrà «traslocata» a Roma dalla Cassazione, dove sarà unificata al procedimento relativo al golpe Borghese: tutti gli imputati saranno assolti in Appello, in pratica anche i rei confessi, come se i tentativi di colpo di Stato non vi fossero mai stati. 43

Eppure l’«Organizzazione X» esisteva sul serio, e aveva nelle caserme una sua articolazione «ufficiale»: si chiamava «Nuclei di difesa dello Stato». La struttura resterà attiva dalla metà degli anni Sessanta sino al 1973, quando verrà sciolta in forma preventiva proprio in seguito all’inchiesta di Tamburino.

I Nuclei sono divisi in trentasei Legioni sparse sul territorio, soprattutto nel Nordest. Quella veronese, la V Legione, una delle più attive e numerose, è comandata dal colonnello Amos Spiazzi. 44 Accanto ai militari in divisa operano militanti dell’arcipelago neofascista, addestrati nelle strutture dell’esercito. 45

Racconta Enzo Ferro, ex membro dell’organizzazione, un giovane trentino che all’inizio degli anni Settanta faceva il servizio militare a Verona alle dipendenze di Spiazzi: «Certamente a Verona, alla struttura, pervenivano armi e munizioni nuove, ancora imballate e ingrassate. In sostanza arrivavano da sedi esterne, sostavano in caserma e poi venivano portate via da Spiazzi e dai suoi su camion militari». 46

L’addestramento si svolge in montagna: sulle colline veronesi, nell’alto bresciano, sull’Appennino tosco-emiliano.



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